LA CITTA' DELLA SCIENZA

La «città della scienza» è l’espressione coniata da Tommaso Villa in occasione della distribuzione dei premi all’Esposizione Generale Italiana del 1884.
La realizzazione di questa nuova sede, comprendente anche un Istituto di Fisica, fu resa possibile dalla collaborazione tra mondo accademico, organi centrali di governo ed enti locali, che individuarono nell’incremento della scienza sperimentale e nell’industrializzazione le leve principali su cui agire per disincagliare la città dalle secche in cui si era arenata con il trasferimento della capitale. Il 27 dicembre 1878 il già citato Consigliere Pacchiotti espose in un’interpellanza al Consiglio Comunale di Torino i problemi dei principali Istituti Universitari, in particolare deficienza assoluta di locali; studenti che non trovavano posto nelle anguste scuole; preziose raccolte confinate in cantine ed oscuri anditi; aule rovinate a segno che vi pioveva dentro; impossibilità di esercitare la Scolaresca nelle necessarie esperienze di fisica e di chimica; insufficienza degli anfiteatri anatomici per le cresciute iscrizioni; tale il quadro che l’interpellante, non contraddetto, tracciò dei locali Universitari.

Unanime il Consiglio invitò il Sindaco ad iniziare trattative, d’accordo colla Deputazione Provinciale, per ottenere dal Governo gli opportuni provvedimenti. Lungo sarebbe il riassumere tutti gli atti compiuti a tale scopo dal Sindaco Ferraris e dalla Giunta. Riconosciuta la necessità di provvedere a nuovi locali almeno per gli Istituti: Chimico-fisico, Fisiologico-biologico ed Anatomico, venne in chiaro non potersi a tanto provvedere mediante il fondato Consorzio Universitario. (ASUT, Corrispondenza 1883-1884, fascicolo 7.36)

Sulla scelta del luogo in cui erigere gli istituti scientifici universitari e su quanti edificarne si aprì un dibattito che vide schierate due opposte fazioni: i cosiddetti “camposantisti”, i quali auspicavano che il luogo scelto fosse quello prospiciente il Cimitero Generale, in zona Vanchiglia, della cui vicinanza avrebbe certamente tratto giovamento il costituendo Palazzo destinato agli Istituti di Anatomia Umana e Medicina Legale; e i “valentinisti”, i quali chiedevano invece che il nuovo complesso universitario sorgesse ai margini del Parco del Valentino. La questione si chiuse con la scelta di questa seconda località presso il corso Massimo d’Azeglio.

  • I passi che portarono alla scelta dell’ubicazione degli Istituti furono discussi nell’Adunanza del Comune appositamente richiesta, di cui faceva parte anche Naccari come delegato dell’Università. A tal proposito sorse la proposta di costruire gli edifici al Valentino nello spazio compreso fra il corso Massimo d’Azeglio e quello Raffaello. [La] località venne unanimemente accettata come al più conveniente sotto ogni rapporto. La scelta venne allora fatta conoscere al Municipio, alla Provincia e al Governo, e non incontrò opposizione. Quando sembrava che fosse tutto deciso, [uscì] sui giornali cittadini una polemica sulla scelta dell’ubicazione sostenendo l’insalubrità degli Istituti Medici, che facevano studi sui cadaveri. Si proponeva Borgo Vanchiglia come località alternativa. Per analizzare tutta la situazione e le proposte è stata nominata la commissione. La commissione per la scelta della località per i nuovi Istituti era composta da:

    Prof. D’Ovidio Rettore – Presidente
    Conte Felice Rignone e Ing. re Camillo Riccise delegati del Municipio
    Avv. to Romualdo Palberti e Ing. re Cesare Meano delegati della Provincia
    Prof. Casimiro Sperino e Prof. Andrea Naccari delegati dell’Università

    Nel dibattito intervenne anche Naccari, che sottolineò la scelta dell’area intorno al Valentino come la più consona, soprattutto per ragioni scientifiche:

    - Naccari associandosi poi per parte sua pienamente alle idee ed ai desideri nella relazione espressi, aggiunge circa le aree di Vanchiglia e della vicinanza dell’Ospedale Mauriziano.
    ""Non sono adatti questi posti per la vicinanza della Ferrovia e di diverse linee di tramvie a vapore le quali producendo un continuo traballa- mento del suolo impediscono qualsiasi lavoro di precisione e gli esperimenti di elettricità statica sarebbero del tutto impossibili. Per questi rispetti è preferibile l’area del Valentino perché ivi la tranquillità consente ogni genere di lavori di precisione e di osservazione." (Adunanza della Commissione incaricata di stabilire l’ubicazione dei nuovi Istituti Universitari del 7 febbraio 1885, ASUT, Corrispondenza 1883-1884 fascicolo 7.36)

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