Logo Museo.

Museo di Fisica

Logo Unito.
Museo => Museo Virtuale => vid2
Armadio Esposizione 02 (Elettrostatica 0) - Primo Piano Edificio Storico {0008 - } Descrizione vetrina
Anteprima: Astine per elettrostaticaAnteprima: Cassettina per l'elettricitàAnteprima: Disco di rame con manubrioAnteprima: Elettrometro di Henley
Anteprima: Isolatore di MascartAnteprima: Bastoncini di midollo di sambucoAnteprima: Elettrometro di HenleyAnteprima: Ellissoide metallico

Descrizione Vetrina <Elettrostatica 0>

Gli strumenti descritti sono esposti nella Sala Wataghin vetrine dalla 4 alla 10

L'elettrostatica tratta i fenomeni di equilibrio delle cariche elettriche sui corpi elettrizzati. In questa vetrina sono esposti strumenti antichi (fine 1700 e 1800) che mettono in evidenza aspetti particolari delle leggi dell'elettrostatica.

Il pozzo di Beccarla venne ideato da Giovanni Battista Beccarla per dimostrare che in un corpo carico la carica elettrica si dispone in superficie su uno strato sottile, lasciando scariche le pareti interne. Una volta caricata la sfera, si immerge in essa una pallottolina di midollo di sambuco appesa ad un filo di seta, se ne tocca il fondo e quindi la si estrae. Si trova che la pallottolina è completamente scarica perché la carica della sfera è tutta al suo esterno. Beccaria condusse l'esperienza con un cilindretto di carta dorata in luogo del midollo di sambuco, cilindretto che egli chiamava secchia da immergere appunto nel pozzo.

Anche gli Emisferi e le sfere di Cavendish venivano utilizzati per dimostrare che la carica elettrica fornita a un conduttore isolato si dispone totalmente sulla superficie esterna del conduttore. Si avvolge la sfera carica con due emisferi scarichi, si mettono per un istante a contatto per poi allontanarli bruscamente: i due emisferi risultano carichi mentre la sfera risulto scarica. La carica si è cioè trasferita dalla sfera alla superficie esterna dei due emisferi.

Scampanio elettrico: L'apparecchio viene messo in funzione collegando l'asta a punta del campanello centrale ad una macchina elettrostatica: le palline di midollo di sambuco, caricandosi per induzione, vengono attratte dalla campanella centrale e, colpendola, emettono un suono. Una volta colpita la campana centrale, le palline si caricano del suo stesso segno per cui ne vengono immediatamente respinte. A questo punto vanno a colpire le campanelle esterne, suonano nuovamente, si scaricano, e danno l'avvio ad un nuovo ciclo. L'invenzione dell'apparato è attribuita al benedettino Gordon (1712-1751).

I pendolini elettrostatici di midollo di sambuco sono fra gli strumenti più sensibili per la rivelazione (qualitativa) dello stato di elettrizzazione di un corpo. La pallina di sambuco è un isolante; avvicinando ad essa un corpo carico la pallina si elettrizza per induzione. La parte della pallina più vicina al corpo carico si elettrizza con carica eteronoma e ne viene quindi attratta. Avvenuto però il contatto la pallina annulla la carica eteronoma e rimane carica con segno omonimo al corpo, per cui viene respinta.

L'elettroforo di Alessandro Volta, prototipo delle macchine elettrostatiche ad induzione, è costituito da un disco metallico con manico isolante e da un piatto metallico con i bordi di poco sollevati in modo da contenere al suo interno una sostanza resinosa dello spessore di qualche millimetro (schiacciata). La schiacciata veniva caricata negativamente per strofinio con una pelle oppure con un Disco strofinatore. Appoggiando sulla schiacciata un disco metallico con manico isolante questo si caricava: la parte a contatto con la resina positivamente, e negativamente la faccia superiore. La schiacciata invece, essendo un isolante, conservava praticamente invariata la sua carica. Toccando con un dito la parte superiore dello scudo, le cariche negative si scaricavano a terra mentre lo scudo restava carico positivamente.

Prendendo lo scudo per il manico isolante era possibile produrre una scintilla avvicinandolo a un conduttore collegato a terra e l'operazione poteva essere ripetuta innumerevoli volte, senza dovere ricaricare la schiacciata.