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Museo di Fisica

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 » Replenisher di Thomson (0664)

Immagini

Schema del Replenisher di Kelvin
Disegno 1
Foto 1
Foto 2
Foto 3

DESCRIZIONE

Il "replenisher" (letteralmente "ricaricatore") è un piccolo generatore elettrostatico a induzione: il nome gli è stato dato da Sir William Thomson (lord Kelvin) che lo aveva ideato (nel 1868) per mantenere a un valore costante la carica dell'induttore del suo elettrometro. Thomson aveva in realtà "ri-inventato" un dispositivo già ideato da altri, in particolare da Giuseppe Belli, che nel 1830 aveva ideato uno strumento praticamente identico e lo aveva chiamato "duplicatore" [3], e da C.F.Varley, che ne aveva bravettato uno simile nel 1860.

Nello strumento in nostro possesso il replenisher serve a mantenere costante la carica di una bottiglia di Leyda. Il meccanismo a induzione elettrostatica è reversibile: rotazioni orarie/antiorarie corrispondono a fasi di cariche positive in un senso e negative in senso opposto.

L'apparecchio si presenta come un cilindro di ottone a doppia base con 5 finestre larghe 5 cm e alte 7 cm. Sulla base interna del cilindro, sorretta da una molla, poggia una bottiglia di Leyda in vetro, ricoperta esternamente da uno strato di stagno: il meccanismo a molla assicura dunque il contatto tra il cilindro d'ottone (terra) e lo strato di stagno. Nella bottiglia di Leyda veniva versato dell'acido solforico, che allo stesso tempo fungeva da conduttore e rendeva secca l'aria. Il replenisher è montato sotto il coperchio di materiale isolante (bakelite), fissato al cilindro di ottone tramite un meccanismo a incastro. Replenisher e bottiglia di Leyda sono quindi rigidamente connessi.

Come riportato nello schema (Disegno 1) della sua sezione orizzontale, il Replenisher è costituito di due coppie di lamine d'ottone cilindriche e concentriche, una esterna (AB) fissata al coperchio di bakelite, ed una interna (PQ) solidale al suo asse. L'asse fuoriesce dal coperchio, in modo da permettere la rotazione delle lamine P e Q tramite azione meccanica esterna. Adesso è presente solo un perno, ma probabilmente c'era anche una manovella.

Durante la rotazione, le lamine interne P e Q, collegate tra loro da materiale isolante, entrano alternativamente a contatto con due spatole metalliche (S1 e S4) infisse nelle lamine esterne A e B, e accessibili tramite due terminali diametralmente opposti sul coperchio di bakelite, così come con altre due spatole metalliche (S2 e S3 ), poste a contatto tra loro ma isolate dal resto del sistema.

La lamina A era posta a contatto con l'acido solforico nella bottiglia di Leyda mentre la lamina B è posta a terra essendo collegata con l'involucro esterno di ottone. Le due lamine (A e B) sono connesse all'esterno tramite i terminali.

Per comprendere il funzionamento del replenisher, supponiamo l'induttore A all'inizio debolmente carico positivamente (effetto ottenuto collegando il replenisher ad un opportuno dispositivo esterno), e seguiamo il portatore P durante la sua rotazione (per il portatore Q varranno le stesse considerazioni a patto di invertire i segni delle cariche).

Supponendolo inizialmente neutro e a contatto con S2, il portatore P si carica negativamente per induzione rispetto ad A, trasferendo altrettanta carica positiva al portatore Q diametralmente opposto (tramite il contatto S2-S3). L'effetto di induzione è qui efficacemente utilizzato grazie all'ingegnosa disposizione spaziale della spatola S2 all'interno di un buco ricavato nella lamina esterna A, con la quale d'altronde ricordiamo non esservi contatto alcuno. Il portatore Q, raggiunta la spatola S1, trasferirà parte della sua carica positiva alla lamina A. Nel frattempo P sarà posto a terra tramite la spatola S4, e quindi reinizializzato. In seguito, Q si caricherà negativamente in corrispondenza di S2, ma il trasferimento di carica sarà questa volta più pronunciato, grazie a una maggiore induzione, dovuta a una maggiore carica positiva presente in A rispetto al ciclo precedente.

Ne consegue un procedimento di carica molto efficace dell'acido solforico, a contatto con A, secondo una legge di progressione geometrica rispetto al numero di cicli.

Una volta caricata la bottiglia di Leyda alla d.d.p. voluta, i terminali uscenti dal supporto permettono di mantenere a d.d.p. costante l'induttore dell'elettrometro di Thomson, o qualunque altro dispositivo.

OSSERVAZIONI

Manca il manubrio isolante di bakelite per ruotare il dispositivo.

BIBLIOGRAFIA

  • [1] Oreste Murani, "Trattato Elementare di Fisica" Vol II, Ulrico Hoepli Milano, 1931. Pgg. 386 - 388.
  • [2] James Dredge, "Electric Illumination", Vol II, John Willy and Sons. New York. 1885. Pagg.26 - 28.
  • [3] A. Rovida, "Il duplicatore del Belli e Il Replenisher di Lord Kelwin (Sir William Thomson)", Il Nuovo Cimento (1895 -1900) Volume 1. Number 1, 310 -312.
  • [4] P. Fleury e J.P. Mattieu,"Elettrostatica Corrente continua Magnetismo", Zanichelli Bologna, para 21.3 , Pag. 494.
  • [5] SIR WILLIAM THOMSON, "REPRINTS OF PAPERS ON ELECTROSTATICS AND MAGNETISM", Second Edition, Macmillan & Co. London,1884. Pag.334. URL [ http://www.archive.org/details/reprintofpaperso00kelvrich ]

Dati Catalografici

Data di costruzione:---
Data di carico:Ignota
Nr. Inventario:Ignoto (Ignoto)
Costruttore:Costruttore sconosciuto
Materiale:ottone, metallo, bakelite, vetro
Dimensioni:altezza complessiva: 24 cm;
diametro del cilindro ottone: 10 cm;
altezza del vaso di vetro (bottiglia di Leyda):14 cm;
Conservazione:buono (

La stagnola all'esterno della bottiglia di Leyda è un po' rovinata.

)